Il principe Rama era triste. Aveva viaggiato molto, e al suo ritorno era sprofondato in uno stato di profonda apatia e distacco, preso da un forte senso di disillusione nei confronti del mondo intero.
Preoccupato, il re suo padre decise di rivolgersi al sapiente Vasistha, sperando che potesse essergli di aiuto. Il saggio, vedendo il giovane principe, non sembrava però preoccupato. Anzi, era convinto che la tristezza e il suo profondo distacco fossero in realtà un ottimo segnale: era pronto alla crescita attraverso il cammino spirituale e si trovava nell’iniziale stato di buio che precede la scoperta della luce. Aveva solo bisogno di una guida per trovare la sua strada.
Vasistha diventò così maestro di Rama, e lo guidò a scoprire il concetto di “jivanmukta”, la liberazione in vita. Lo accompagnò a guardare oltre i limiti, gli schematismi e i blocchi della mente, e a sentire come in realtà siamo infiniti, siamo unione con il Sé illimitato che è tutto intorno a noi (non a caso da Vasistha prende il nome una posizione yoga che porta a sperimentare proprio questo senso di apertura, fiducia, calore e gioiosa espansione).
Questi insegnamenti furono sicuramente un bene per Rama, che andò avanti nel suo cammino e non restò distaccato e isolato dal mondo, ma divenne invece re: decise di vivere nel mondo, giusto ed equilibrato, guidato dal cuore.
E noi?
Beh, ogni volta che ci mettiamo sul tappetino tutti possiamo sperimentare contentezza e consapevolezza dell’infinito che è in noi: nell’armonia del corpo con il respiro, nel lasciare andare la mente e tutti i suoi blocchi, nel sentire giorno dopo giorno che quella contentezza e quell’infinito è sempre parte del nostro Sé.
In questa sensazione possiamo guardare equanimi alle nostre emozioni senza farci travolgere, possiamo lasciare andare ciò di cui non abbiamo bisogno e agire nel mondo con positività, a cuore aperto e gratuitamente, sapendo che abbiamo già in noi tutto quel che ci occorre.
Possiamo così vivere quello che i principi etici dello yoga chiamano “samtosa”: gioia, contentezza, serenità nell’essere qui, nell’essere ora, uno con l’infinito.