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La posizione yoga di eka pada rajakapotasana potrebbe tradursi letteralmente con “posizione del colombo reale eseguita su un piede” (eka= uno; pada= piede; raja= reale; kapota=piccione/colombo; asana=posizione).
Ma Kapota è anche un nome proprio che compare più volte e in più vesti nella tradizione: come il saggio e maestro, ad esempio, noto per la sua forza, saggezza e vitalità, talvolta caduto in errori ma pronto ad apprendere da essi; come quando tentò di conquistare la giovane principessa Tarvati (incarnazione di Parvati) e sposa del re Chandrashekara (incarnazione di Shiva), per poi imparare da ciò a tornare all’equilibrio e al rispetto degli sposi divini Parvati e Shiva.
Tali erano le sue qualità e tale era anche la sua agilità, che nel Mahabharata viene definito “figlio di Garuda”, il re delle aquile.
E nell’aria pareva librarsi anche lui, muovendosi quasi senza toccare terra, tanto che si diceva che “quando camminava, sembrava che la sua anima si muovesse alcuni passi davanti a lui”.
La posizione yoga di eka pada rajakapotasana ci rimanda quindi alla sua figura, alla sua grandezza d’animo, forza, vigore, e allo stesso tempo leggerezza, rispetto per l’equilibrio.
Quando eseguiamo questo asana, coltiviamo allo stesso tempo abbandono ma anche equilibrio, rilassamento ma anche determinazione.
Il bacino, su cui si cristallizzano tensioni, paure che ci bloccano e ci impediscono di andare avanti, è infatti riportato in armonia, rilassato.
Restando in ascolto, attraverso il respiro, la posizione ci porta quindi a lasciar andare piano piano le tensioni, lo stress, l’ansia; ma ci fa anche entrare sempre in profondità in ascolto delle emozioni, in connessione con la nostra determinazione, per avanzare nel nostro cammino, leggeri come Kapota.
Siamo pronti quindi ad andare avanti, seguendo la nostra anima qualche passo avanti a noi, ad indicarci la strada?